Zona rossa

«Alzatevi e non temete» (Mt 17,7). 
Questi due imperativi bucano la blindatura del cuore. Cambiano l'atmosfera interiore. La forza della Parola rimane intatta e fermenta dentro, vincendo la tensione e la paura. Chi scrive non è scappato, ma da poche ore vive improvvisamente confinato, come molte altre persone, in una "zona rossa". La preoccupazione c'è, inutile negare o minimizzare. 
Ma c'è anche una domanda che pulsa: E se fossero propri i momenti più drammatici a far emergere quello che portiamo veramente nel pozzo profondo del nostro cuore? Se fossero proprio le emergenze a far emergere chi siamo veramente?
"Contro ogni tentazione di ripiegamento e di sconforto, contro ogni paura, ricordiamo a quale speranza siamo stati chiamati, a quale gioia siamo destinati, quale vita ci viene donata, qui in terra e nell’eternità" (Michele Tomasi, vescovo di Treviso).
Solo la parola di Dio ha la forza di destarci e di scuoterci dalla paralisi da "infodemia". Come quello scossone sconvolgente che ricevette Abramo: Vattene dalla tua terra (Gn 12,1). Non per fuggire da un pericolo, ma per obbedire ad una promessa. Ad una chiamata. Ad Abramo il Signore non offre nessuna rassicurazione, nessuna garanzia circa quella partenza: deve solo fidarsi di quella parola e di quella promessa. Dio è il Dio di ogni benedizione: in te si diranno benedette tutte le famiglie della terra (Gn 12,3). Ad Abramo, Dio non dice: "Andrà tutto bene", ma gli chiede di fidarsi, di camminare nella fede, di rinunciare a tutti i piccoli idoli e di partire.
Anche a Pietro, Giacomo e Giovanni, Gesù chiede di partire. Ma - diversamente da Abramo - non li manda: va con loro. Sale con loro: Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni. Ed è proprio quel "con sè" che fa la differenza. Nel momento della prova, Gesù compie dei gesti di grande vicinanza: Si avvicinò, li toccò e disse… Il Tabor non è il setting di una hollywoodiana metamorfosi sfolgorante, ma di un'inedita vicinanza di Gesù nei confronti dei suoi discepoli. Nella solitudine e nell’intimità della preghiera Gesù si manifesta come l’amato, colui nel quale, dice san Paolo, Dio ha fatto risplendere la vita: Egli ha vinto la morte e ha fatto risplendere la vita (2 Tim 10).
La promessa di benedizione e di vita di Dio non viene meno. Nemmeno quando siamo in "zona rossa" spiritualmente parlando. Solo accettando nella nostra vita il mistero della croce, possiamo entrare nella gloria del regno. Solo accogliendo con fiducia le prove di questa vita - anche di questi giorni "epidemici" che sconvolgono la routine quotidiana - possiamo scoprire che Qualcuno ci tende la mano. E non teme di toccarci.
Il Padre ha posto il suo compiacimento nella misteriosa bellezza del Figlio. E grazie a Lui, anche in noi.

Don Stefano Didonè



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