Il forno del Viandante

Quando Gesù inviò i suoi discepoli "a due a due" (Chiamò a sé i Dodici e prese a mandarli a due a due: Mc 6,7), ciò che li accomunava era l'entusiasmo: hanno ricevuto un compito importante, portano con sé l'annuncio della venuta del Messia. Insomma, hanno il vento in poppa. Non sono ancora passati nel forno della prova.
I due discepoli di Emmaus, invece, battono in ritirata, con il cuore gonfio di tristezza e delusione nella sera delle loro attese messianiche. Svuotano il sacco con uno sconosciuto ed ingenuo pellegrino, che non sa nulla dei fatti di Gerusalemme. In quel Noi speravamo che fosse lui... si condensa l'amarezza di un cuore che non si è ancora aperto all'intelligenza della Scrittura. 
Con infinita pazienza, il misterioso Viandante spezza la Parola per loro. Si fa per loro esegeta ed ermeneuta (dierméneuesen) di un segreto: non c'è vita senza dono. Non c'è liberazione senza passione. E' il segreto del Messia, ma, in fondo, è anche quello della vita: i due di Emmaus pensavano di essere saliti senza troppa fatica sul carro giusto, quello del vincitore della storia. Non avevano ancora compreso che il Figlio è il Servo e che il Servo è anche l'Agnello. Insomma, che il patire fa parte della vita come il lievito per la pasta.
Solo con gli occhi rinnovati da questa consapevolezza riconoscono Gesù nello spezzare il pane. Ma poiché non c’è incontro con il Risorto che non sia anche incontro con i fratelli, il Viandante sparisce perché loro possano ritornare dagli altri. Non più raggomitolati su se stessi, ma abitati da un'esperienza trasformante di un cuore diventato ardente.
Il Viandante si è fatto fornaio, perché solo nella "fornace" dell'incontro con Lui nella Parola e nel Pane il cuore ritrova gioia, vita, vita e speranza.
Buona domenica!
don Stefano




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