Il gemello
Difficile non sentirsi spontaneamente in sintonia con Tommaso. Non ha colpa, lui. Semplicemente non era con loro quando venne Gesù. E hai voglia che gli altri ti convincano (Gli dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!»). Parole sprecate. D'altra parte, “vedere” il Signore non è cosa da tutti i giorni. Almeno per i comuni mortali. A maggior ragione se quello è morto davvero. La morte non è uno scherzo! La resistenza di Tommaso ai troppo facili annunci di risurrezione attira simpatia.
Ma perché lui non era con gli altri? Dov’era? L’evangelista non svela il mistero, lasciando aperte molte possibilità, tante quante sono le strade della fede. Ognuno ha i suoi tempi, i suoi percorsi e i suoi modi. Non ci sono percorsi standard per fare esperienza del Crocifisso risorto dai morti. L'unica cosa certa è che Lui non rinuncia a Tommaso. Non vuole perderlo. Come del resto non vuole perdere nessuno di coloro che gli sono stati affidati.
Torna apposta per Tommaso, perché anche il discepolo più riottoso possa mettere il suo dito e tendere la sua mano. Non vuole lasciare che un altro dei suoi se ne vada e sprofondi nell’incredulità (apistìa). Vuole piuttosto che diventi credente (pistós).
Che diventi, appunto, perché non lo è. E chi lo è? Chi è davvero “del tutto” credente?
Tommaso ci fa da specchio. È tentato dal dubbio, come capita a chi non rinuncia a pensare mentre crede. Il nome Tommaso è tutto un programma: "Tommaso" in aramaico (dalla parola aramaica «Tôma’»), "Didimo" in greco, "Gemello" in italiano. L'evangelista Giovanni suggerisce al lettore di interpretare il nome in modo simbolico. Tommaso ha una personalità “divisa”, perché da una parte è entusiasta e vorrebbe seguire Gesù fino a dare la vita per lui (è sua la frase, tra l’ingenuità e l’inconsapevolezza, all’inizio della passione di Gesù: «Andiamo anche noi a morire con lui»: Gv 11,16), ma dall’altra non sa come fare («Signore, non sappiamo dove vai e come possiamo conoscere la via?»: Gv 14,5).
Forse per questo lo sentiamo vicino. Un fratello. Di più: un gemello.
Ma proprio in questi percorsi ed oscillazioni del cuore, tra l'incredulità e la fede, scopriamo che non possiamo vivere senza Colui che non può essere "Signore" senza diventare "il mio Signore" e che non può essere "Dio" senza diventare "il mio Dio". Non per un colpo di coda del soggettivismo narcisista. Semplicemente perché la fede è una relazione, un rapporto con un misterioso ed imprevedibile Amante. Una relazione che, con il tempo, assume i contorni del cammino di una vita, in cui diventiamo continuamente quello che siamo: “Non diventare incredulo, ma diventa credente!”, dice il Risorto a Tommaso. Non indugiare nella strada della incertezza, della infondatezza, dell'infedeltà, della sfiducia, ma scegli la strada della pienezza, della certezza, della fiducia, della fedeltà.
La fede pasquale è un invito: diventa, matura, cresci! E nel dubbio, o nella situazione doppia, scegli la strada giusta.
Buona domenica!
Ma proprio in questi percorsi ed oscillazioni del cuore, tra l'incredulità e la fede, scopriamo che non possiamo vivere senza Colui che non può essere "Signore" senza diventare "il mio Signore" e che non può essere "Dio" senza diventare "il mio Dio". Non per un colpo di coda del soggettivismo narcisista. Semplicemente perché la fede è una relazione, un rapporto con un misterioso ed imprevedibile Amante. Una relazione che, con il tempo, assume i contorni del cammino di una vita, in cui diventiamo continuamente quello che siamo: “Non diventare incredulo, ma diventa credente!”, dice il Risorto a Tommaso. Non indugiare nella strada della incertezza, della infondatezza, dell'infedeltà, della sfiducia, ma scegli la strada della pienezza, della certezza, della fiducia, della fedeltà.
La fede pasquale è un invito: diventa, matura, cresci! E nel dubbio, o nella situazione doppia, scegli la strada giusta.
Buona domenica!
don Stefano
Il mio Gesù diventa il nostro Gesù
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