Fare nuove tutte le cose
Questa Pentecoste 2020 pone il sigillo dello Spirito su un tempo prima quaresimale e poi pasquale che ricorderemo per sempre. Certo. Ma può essere anche l'occasione per aprire la strada a nuovi percorsi e cercare di trovare forme inedite all'abitare la città, il tempo e lo spazio da credenti. Non abbiamo bisogno ancora di annunci, protocolli e decreti, ma di ritrovare il gesto della fiducia, il tocco della Grazia. Di accogliere Colui che vince la paura paralizzante delle porte chiuse semplicemente con la sua presenza e la sua parola. L'incertezza del calendario, marchiato a fuoco dalle scadenze delle nostre "fasi", è scalzata da Colui che solo può ridare fiducia. Quella fiducia capace non solo di alzare lo sguardo e sorridere di nuovo, ma di fare nuove "tutte le cose" (Ap 21,5). Il tempo è propizio per un rinnovamento fin troppo a lungo procastinato, ma dev'essere scelto. Voluto. Per ritrovare lo slancio di una missione "fino agli estremi confini della terra".
La Chiesa sapeva già da tempo che la parrocchia (Dio la benedica sempre) non è certamente più in grado di contenere neppure tutti i suoi figli battezzati: né tutti i credenti o tutti i lontani e gli estranei che il Signore chiamerebbe. L’opportunità di trarre dal segno apocalittico, che ha fermato il mondo per una buona "mezz’ora" (Apocalisse 8, 1), un cambio di passo ormai quasi obbligato, apre il verso per un tempo favorevole. Deve essere voluto, naturalmente. La piccola comunità eucaristica, ritrovata in termini di "rappresentanza" e "intercessione" di un più vasto popolo che Dio ama, ridiventerà segno irradiante – letteralmente: per noi e per tutti – di una nuova cultura del regno che Dio va costruendo fra tutte le genti, senza eccezione di persona. E non appena lo Spirito darà il segnale, tutti fuori, per il piacere di vederla crescere (P. Sequeri).
Buona domenica!
d. Stefano
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