Testimoni, non proprietari
Ai discepoli dubbiosi e ancora zoppi (sono ancora undici), Gesù non esita ancora una volta a dare fiducia. Affida loro un compito che supera evidentemente le loro reali possibilità, chiarendo subito che non sarà questione di strategia. Non è in gioco nessuna "espansione", ma unicamente la fedeltà ad una consegna: nient'altro che la Parola annunciata fino agli estremi confini della terra. I discepoli non sono proprietari del Vangelo, ma testimoni. Nessun "potere" viene loro assegnato. A scanso di equivoci e in via preventiva contro eventuali amnesie, il Figlio lo dice apertamente: A me (non a voi!) è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra. E se il Maestro viene sottratto dallo sguardo (fu elevato in alto e una nube lo sottrasse ai loro occhi), ciò non significa che venga meno la sua affidabile promessa: Io sono con voi tutti i giorni. Gesù non si sogna certo di illudere i suoi con qualche logoro slogan consolatorio, del tipo "Andrà tutto bene". Non c'era modo migliore per riprendere a frequentare le chiese: ricordarsi che tutto è un mezzo e non un fine e che l'unica cosa che resterà a testimonianza del Regno è l'amore donato.
Buona domenica!don Stefano
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