Uscire dalla porta giusta

Alla vigilia dell'inizio della chiacchieratissima "Fase Due", l'interesse verso l'uscio di casa aumenta. La scelta della porta attraverso la quale uscire e ritrovare la normalità perduta, però, non è indifferente. Una possibile pista viene forse dalla pagina del Vangelo di oggi.
«Io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza», dice di se stesso il Signore Gesù. “Avere vita” significa non solo poter godere della salute, che è un bene infinitamente prezioso e fragile, come ci stiamo accorgendo in questo momento storico, ma avere un orizzonte di senso, una speranza nel cuore. L’evangelista Giovanni per indicare questa prospettiva non parla di bios, cioè di vita biologicamente intesa, ma di zoè, cioè la vita piena, che è la salvezza. Come in altre religioni antiche, anche nel primo cristianesimo "vita" e "salvezza" sono termini equivalenti. Per noi oggi, in un tempo in cui siamo diventati tutti esperti di zoonosi a causa del salto di specie («spillover») del coronavirus dall'animale all'uomo, la scelta lessicale di Giovanni ci ricorda che la nostra vita non è vincolata al suo decorso biologico. La vita "in abbondanza" è la vita pasquale, rinata dalle ceneri del peccato e della morte. È vita eterna, comunione profonda con le persone e con l’intera creazione. Gesù è il “pastore delle pecore” ed ha uno stile tutto suo nel farsi vicino ad esse: le chiama con grande dolcezza, ciascuna per nome, e le conduce fuori. E quando le ha spinte fuori tutte (perché nessuno è escluso), non le lascia a se stesse, nella dispersione, ma indica la strada camminando davanti a esse. Lo seguono perché conoscono la sua voce. Lo seguono "in sicurezza" perché seguono la voce inconfondibile del pastore. Non si tratta, però, di restare solo affascinati dall'immagine bucolica. La Scrittura non è il libro dei buoni sentimenti. A ben vedere, nessuno di noi si identifica pacificamente con una pecora. "Un giorno da pecora" è il nome di un irriverente talk radiofonico, nel quale ogni giorno esponenti del mondo della politica, dello spettacolo, della cultura e dello sport si concedono in modo più o meno ingenuo a svelare parti della propria vita privata. Un modo come un altro per avere visibilità. 
La profondità di Giovanni va cercata non tanto nelle immagini in se stesse, ma nel contrasto tra la figura rassicurante del pastore e quella inquietante del ladro, che viene per rubare, uccidere e distruggere. Anche noi in questo tempo abbiamo sperimentato e stiamo sperimentando ancora il senso della paura di fronte ad un “ladro di vita” singolare, un nemico invisibile, ma letale, ci sta rubando la libertà di movimento, ha ucciso e sta uccidendo ancora molte persone ed in un certo senso sta distruggendo un sistema economico e sociale sul quale avevamo costruito le nostre sicurezze. Se uno entra attraverso di me, sarà salvato; entrerà e uscirà e troverà pascolo. Avere salvezza significa trovare ristoro in Lui. Per avere vita bisogna passare attraverso il suo corpo glorioso. Il suo corpo è la Chiesa, in cui il mistero pasquale di passione, morte e risurrezione è lievito di vita nuova.

Buona domenica!
don Stefano






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