Il nome
Il racconto della seconda rivelazione del nome di Dio a Mosè evoca un contesto drammatico.
È mattino presto e Mosè è salito da solo sul monte Sinai, come molte altre volte.
Probabilmente sarà stanco e sudato. Anche perché lo zaino stavolta è particolarmente pesante. Mosè non si presenta all’incontro con Dio con le mani vuote. Ha con sé le due tavole di pietra sulle quali è incisa la Legge. Nel cuore porta la solidarietà tribolata con il popolo, stremato dal cammino e provato dalla sua ira dopo l’episodio del vitello
d’oro.
E’ questo il setting in cui il Signore rivela il suo nome attraverso degli aggettivi:
misericordioso, pietoso, lento all’ira e ricco di amore e di fedeltà. Misericordia, pietà, longanimità, amorevolezza e fedeltà. Dio è così. Mosè capisce al volo che non è un Dio che se ne abita nella beata solitudo dei cieli, ma è un Dio vicino, disponibile a sporcarsi i piedi e le mani con la terra degli uomini e lo implora: «il Signore cammini in mezzo a noi».
Molto tempo dopo san Paolo descriverà le caratteristiche dell’amore cristiano in termini molto simili:
Chi ama è magnanimo, benevolo; non è invidioso, non si vanta, non si gonfia d’orgoglio, non manca di rispetto, non cerca il proprio interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode dell'ingiustizia, ma si rallegra della verità. Tutto scusa, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta.
Dio Trinità è il nome dell’amore. Ovviamente, noi sappiamo che Dio è unico e trino perché lo ha rivelato Gesù. Altrimenti di Dio non potremmo dire una cosa del genere, fuori da ogni logica umana. E proprio perché siamo fuori dalla logica umana, la Chiesa ha forgiato un linguaggio molto preciso per cercare di esprimere questo mistero. E così per secoli si è parlato di due “nature” del Figlio, di “processioni” tra le tre persone e di un’unica "sostanza". Le tre santissime persone, il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo sono un’unica sostanza, recita il prefazio della Messa. Ma che cos’è la “sostanza”, se non l’amore…?
Dio non viene a condannare, ma casomai a “misericordiare”: infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui.
Sapere questo è già molto pacificante.
Già la vita è dura e difficile.
Sapere che almeno Dio è dalla nostra parte è già qualcosa.
O forse è già tutto.
Buona domenica!
Don Stefano
Grazie don Stefano
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