Un bicchiere d'acqua

Che cosa c’è di più semplice che offrire un bicchiere d’acqua? Basta poco. Nulla. In un bicchiere di dimensioni standard la quantità varia dai 200 a 250 ml. Eppure, sull’isola di Lesbo in questo giugno 2020 ci sono diciannovemila profughi che hanno solo un litro d’acqua al giorno per bere, lavarsi e cucinare. E fanno pure fatica ad aiutarsi tra loro. 
Il Vangelo è così: ti spiazza sempre. Se lo leggi pensando di uscirne indenne, vuol dire che non l’hai ascoltato bene. Ma la parola di Dio ha una potenza singolare: ti inquieta, ma non ti lascia mai triste. Ti “punge”, sì: non per farti male, ma per farti crescere, per dilatare i confini del cuore. E scuotere dal torpore la coscienza. 
«C’è una cosa più triste che perdere la vita ed è perdere la ragione di vivere. Più triste che perdere i propri beni, è perdere la speranza» (Paul Claudel). È proprio all’insegna della speranza che si possono interpretare le letture proposte in questa domenica del “più”: Chi ama padre o madre più di me non è degno di me.
Essere “degno” o meno non è un giudizio etico, ma una constatazione pratica: vuol dire essere non adatto o non idoneo a seguire Gesù. Non si tratta di dimenticare o trascurare (tanto meno odiare) nessuno, ma di riconoscere quel “di più” di amore per Cristo che fa scattare come una molla interiore. Addirittura che ti fa lasciare gli affetti più profondi e cari, le radici affettive della propria vita (rappresentati dalle figure del padre e della madre) per seguire Gesù. È questa la differenza tra il "tenere per sé" la vita e il donarla. 
Chi avrà tenuto per sé la propria vita, la perderà, anche se indossa la mascherina. "Perdere" la vita vuol dire in fondo lasciarsi “uccidere l’anima” (torna l’eco delle parole di domenica scorsa: non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l’anima). La minaccia non viene dall’esterno (anche se non deve calare l’attenzione nella lotta contro il Covid-19), ma soprattutto dall’interno, dal cuore blindato in se stesso, impostato sulla paura, sul tornaconto personale e sull’accumulo di beni. Al contrario, “perdere la vita” a causa di Gesù e del Vangelo vuol dire fidarsi, costruire relazioni significative, mettersi in gioco, non restare in panchina. 
Eppure, di fatto abbiamo paura di camminare con Cristo sulla via della croce. Abbiamo paura di perdere anzitutto la vita biologica e questi mesi drammatici di pandemia hanno rinfocolato questa paura. Eppure, ricorda un altro passo di Luca, a che giova all’uomo guadagnare il mondo intero, se poi si perde o rovina se stesso (e magari anche gli altri…)? 
In fondo, non serve chissà che cosa per iniziare a cambiare: basta solo imparare ad offrire un bicchiere d’acqua. Niente di più, niente di meno.

Buona domenica e buona settimana!
Don Stefano



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