Il coach

Appena dopo essere stato insignito del titolo di "roccia" della fede (Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa), Pietro pretende di prendere il posto del Maestro e di insegnargli come si fa ad essere Messia: Dio te ne scampi! Questo non ti accadrà mai. Pietro pensava certo a Gesù, ma un po' anche a se stesso: se succederà questo a lui, che ne sarà di me? Difendendo la propria idea mondana di Messia, Pietro si comporta in modo diabolico, tanto da meritarsi il titolo di "Satana". Gesù lo rimette al suo posto, che è quello del discepolo: dietro al Maestro. E questo comporta quello che Paolo chiama trasformazione del pensiero: lasciatevi trasformare rinnovando il vostro modo di pensare.

Il Maestro promette ai suoi di offrire loro la strada per "trovare vita", cioè pienezza, gioia, senso... Ma è una strada che sta all'opposto delle nostre attese: Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Gesù dice "prenda la sua croce" e non la mia, perché ognuno ha la sua. "Rinnegare se stessi" non vuol dire rinunciare alla vita e alla propria unicità personale, assumendo uno stile di vita mortificante, procurandosi dolore  secondo un ascetismo malato. Significa smettere di pensare a se stessi. Eppure, quante volte capita, specie verso i quaranta e i cinquanta, di cominciare a pensare un po’ più a se stessi, a giustificarsi, a proteggersi…un po’ l’età e un po’ la salute, magari dopo aver incontrato qualche sedicente coach su YouTube: "Mi sono sacrificato per la mia famiglia e per i miei figli: ora devo pensare un po' a me stesso/a". Coaching, mindfulness...parole magiche dove tutto appare splendente e performante, ma di fatto il rischio è quello di iniziare ad avvitarsi su se stessi. "Prendere la croce" vuol dire scegliere attivamente di seguire, cioè servire il Signore e non i propri interessi. “Il rinnegamento di se stessi è la rinuncia ad avere qualcosa da difendere” (Elia Citterio).

Vivere una storia con Gesù all’inizio è affascinante, è sentire il fuoco che brucia, come scrive Geremia. Poi, con il tempo, il rischio è che quel fuoco si affievolisca, fino a spegnarsi del tutto. Il fuoco è il dono dello Spirito da invocare senza stancarsi. Solo lo Spirito illumina la mente e riscalda il cuore al punto di rendere possibile seguire il Maestro: perdendo la vita per trovarla. Attenzione alle imitazioni!

Buona domenica!




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