A testa alta
Dopo molte domeniche in cui siamo stati orientati ai "beni invisibili ed eterni", una pagina di Vangelo che ci riporta con i piedi per terra.
E a tornare a fare i conti con la storia.
Evidentemente non c'erano ancora i "No mask" al tempo di Gesù, ma le fazioni sì. Da una parte gli erodiani, che salutavano le forze di occupazione romane come una benedizione e dall'altra gli oppositori, i rivoluzionari, come gli zeloti. La trappola tesa dai farisei e dagli zeloti per incastrare Gesù (cf. Mt 22,15-22) passa per una domanda tutt'altro che ingenua sul tributo da pagare a Cesare. Se Gesù rispondeva con le loro categorie (lecito/non lecito) finiva in trappola: se rispondeva che è lecito, rischiava di attribuire a Cesare lo stesso diritto che spetta solo a Dio (perché l’imperatore di Roma che rivendica per sé un culto che agli occhi dei giudei non può che essere idolatrico) e quindi di bestemmiare. Se rispondeva che non è lecito, poteva essere accusato dagli erodiani (che erano filogovernativi) di ribellione verso l’autorità romana, come gli zeloti.
La risposta di Gesù è tutt'altro che "salmonica" e mette un argine al potere debordante. Il tributo va dato, ma di più. Insomma, va dato a schiena diritta e senza piegare le ginocchia. L'insegnamento resta buono anche se la decisione di farla finita con Gesù era già presa da parte dei farisei, in alleanza con i capi dei sacerdoti e gli erodiani, per cui la sua risposta non gli ha risparmiato la croce.
Rimane valido il criterio, così come ricorda papa Francesco nella recente enciclica Fratelli tutti, di opporsi ai poteri "debordanti". Una diagnosi lucidissima e coraggiosa è rintracciabile in passaggi come questo:
Siamo più soli che mai in questo mondo massificato che privilegia gli interessi individuali e indebolisce la dimensione comunitaria dell’esistenza. Aumentano piuttosto i mercati, dove le persone svolgono il ruolo di consumatori o di spettatori. L’avanzare di questo globalismo favorisce normalmente l’identità dei più forti che proteggono sé stessi, ma cerca di dissolvere le identità delle regioni più deboli e povere, rendendole più vulnerabili e dipendenti. In tal modo la politica diventa sempre più fragile di fronte ai poteri economici transnazionali che applicano il “divide et impera”. ("Fratelli tutti", 12).
In un contesto di poteri "invisibili" e anonimi come i diagrammi di flusso sullo schermo di un terminale in borsa, i cristiani sono chiamati ad essere da una parte tesimoni dell'Invisibile e dall'altro testimoni di giustizia e di libertà. Uomini e donne profondamente liberi “dentro” rispetto ad ogni asservimento ai poteri umani, a testa alta:
Ogni giorno ci viene offerta una nuova opportunità, una nuova tappa. Non dobbiamo aspettare tutto da coloro che ci governano, sarebbe infantile. Godiamo di uno spazio di corresponsabilità capace di avviare e generare nuovi processi e trasformazioni. Dobbiamo essere parte attiva nella riabilitazione e nel sostegno delle società ferite. Oggi siamo di fronte alla grande occasione di esprimere il nostro essere fratelli, di essere altri buoni samaritani che prendono su di sé il dolore dei fallimenti, invece di fomentare odi e risentimenti. Come il viandante occasionale della nostra storia, ci vuole solo il desiderio gratuito, puro e semplice di essere popolo, di essere costanti e instancabili nell’impegno di includere, di integrare, di risollevare chi è caduto; anche se tante volte ci troviamo immersi e condannati a ripetere la logica dei violenti, di quanti nutrono ambizioni solo per sé stessi e diffondono la confusione e la menzogna. Che altri continuino a pensare alla politica o all’economia per i loro giochi di potere. Alimentiamo ciò che è buono e mettiamoci al servizio del bene. ("Fratelli tutti", 77).
Insomma, non possiamo rinunciare a quella faticosa ma necessaria intelligenza della carità, che richiama il primato di Dio e alla strumentalità di tutto il resto.
Buona domenica!
don Stefano

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