Rosso Natale

E così è arrivato anche Natale.

Chi l’avrebbe detto, un anno fa, che saremmo arrivati a questo punto? All’epoca, il Covid sembrava solo l’ultima “cinesata”, buona solo per qualche emoticon, una battuta tra un messaggio natalizio e l’altro. Il virus era lontano e tutto sembrava normale, anzi scontato. Sia negli aspetti piacevoli, sia nelle seccature. Un Natale come tanti altri.

E invece…

Invece eccoci qui, in piena zona rossa. Dal Bianco Natal della tradizione al rosso Natale della pandemia. Con un silenzio inabituale nelle strade e nelle città (nelle case forse un po' meno, perché è difficile spegnere Netflix). Comunque dobbiamo riconoscerlo: in questo Natale 2020 siamo più a disagio noi che Lui. Il bambino di Betlemme è abituato all’emergenza e alle ristrettezze. Anche lui ha subito gli effetti di un decreto (In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra). Magari era anche più chiaro dei DPCM ai quali ci siamo abituati in questi lunghi mesi...

Insomma, è strano e diverso solo per noi, questo Natale. Non certo per Gesù. Lui è abituato al silenzio, anzi alla marginalità. Ha scelto di nascere ai confini, fuori dalla città santa e nel grembo di una giovane donna sconosciuta, venuta da un villaggio sconosciuto, all'interno di una regione periferica. Nasce nel nascondimento e nell’indifferenza del mondo, che da per scontato che nessun Dio nasce così. Ecco perché nessuno era in attesa di quella nascita, se non Maria, Giuseppe e gli angeli. Non certo le folle. Nessun riflettore, nessuno scatto, nessun post. Il parto di Maria è un parto di fortuna: si compirono per lei i giorni del parto, sfuma san Luca. Di fatto, erano in viaggio. Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi, interpreta Giovanni, volando ancora più in alto.

Il messaggio del bambino di Betlemme non è diverso dagli anni scorsi, ma forse siamo più disponibili ad ascoltarlo.

Per non dare più nulla per scontato.

Per orientare le nostre speranze.

Per accogliere un nuovo inizio.

Il vaccino ci salverà dalla pandemia, ci dicono gli esperti. Ma il cuore ha bisogno di ben altro, oltre al vaccino. Ha bisogno di un altro salvatore, nella fragilità di un bambino. Ogni bambino porta con sè una promessa di vita e di futuro: la morte non vince, ci ripete da due millenni l’esperienza della fede cristiana. Non ultima è la morte. Gesù segna un nuovo inizio. Ecco perché le Scritture sante esaltano la vita: un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio.

Il germoglio di vita apparso a Betlemme nel buio della morte riaccende una speranza non scontata: oggi è nato per voi il Salvatore.

Sia questa speranza ad accendere di nuovo la luce negli occhi, mentre ci scambiano gli auguri con la mascherina sul volto.

Buon Natale.

don Stefano





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