Quando è il momento di cambiare
Di solito, tutti gli incontri importanti della vita ce li ricordiamo bene. Ricordiamo il giorno, il luogo, l'odore, i colori. E l'ora. Vale anche per i primi discepoli: Erano circa le quattro del pomeriggio.
Dietro a quell'esperienza c'è una vicenda sulla quale l'evangelista Giovanni sfuma. Che faccia avrà fatto Giovanni Battista vedendo due suoi discepoli alzarsi e seguire Gesù? E i suoi due discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesù. Il testo non dice nulla. Giovanni scompare dalla scena. Nessuna reazione di protesta, nessun reclamo. Era pronto per questo. Si era preparato. Lo aveva detto (Viene uno dopo di me che è più forte di me). Umanamente non dev'essere stato facile lasciar andare, veder partire due dei suoi. Ma la sua indicazione era chiara, inequivolcabile: "Ecco l'agnello di Dio!".
I due discepoli si fidano di quell'indicazione. Ci credono e fanno il grande salto: cambiano maestro. Scelgono il rabbino itinerante venuto dall'oscura Nazaret. A differenza delle chiamate dei primi discepoli che troviamo negli altri Vangeli, qui non è Gesù che chiama e sceglie, ma viene scelto. Ma il Maestro non accetta gente passiva al suo seguito, non cerca adulatori, né gregari, ma discepoli coraggiosi e liberi. Nel voltarsi, li inchioda con una domanda molto diretta: Che cercate? Una domanda che attiva la libertà: "Con quali motivazioni siete venuti da me?" "Perché avete cambiato maestro?"; "Che cosa vi ha spinto in questa scelta?".
E' una domanda che vuole tenere viva la ricerca. Non è il cambiare per il gusto di cambiare, ma è quello sguardo che cambia tutto. Una nuova partenza e un nuovo nome. Con un'implicita promessa: quel Maestro non deluderà.
Buona domenica.
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