Solo Gesù
Basta una frase per cambiare tutto. Marco lo sa e per questo gli bastano poche parole per raccontare la Potenza di Dio.
Nello spazio-tempo di un sabato e di una sinagoga (Gesù, entrato di sabato nella sinagoga, insegnava) avviene qualcosa di incredibile. Quello che era un rito settimanale, reso grigio, triste ed inutile per la carenza dello spirito di profezia, si trasforma improvvisamente in vita nuova. La Parola diventa nuovamente fonte di guarigione e salvezza. Spaccando l’involucro di un cuore che rinasce. Vino nuovo in otri nuovi.
Diciamolo chiaramente.
Di primo acchito, ascoltando questa pagina, pensiamo di non aver nulla a che fare con quell'uomo "posseduto". Non siamo malati, noi. Siamo bravi cristiani. Andiamo a Messa la domenica. Non abbiamo addosso nessun spirito impuro. Pensiamo di essere immuni dal male nelle sue forme più possessive e devianti. Ed è questa presunzione d’innocenza che inganna il cuore, assetato d'amore.
Forse pensavano la stessa cosa anche coloro che erano nella sinagoga con Gesù. Lo pensavano gli scribi, esperti delle Scritture, interpreti ufficiali e titolati della Parola di Dio, ma vuoti dentro. Resi sterili dalla loro presunzione di sapere già e di conoscere già chi è "Dio". Per questo è grande lo stupore per Gesù, falegname senza dottorato in Sacra Scrittura e teologia, ma che insegna “con autorità”, cioè con potenza, con autorevolezza. Con autenticità: Tutti furono presi da timore.
Quella sinagoga, luogo di ascolto della Parola, non è più il luogo di Gesù. Lui è già oltre. E’ sulla strada. Quello sarà il suo non-luogo, la sua non-cattedra. Ecco perché Marco scrive: nella loro sinagoga vi era un uomo...
La sinagoga è “loro”. Non è più di Gesù. Forse non lo è mai stata. E' degli altri. Di coloro che non vogliono vedere quella presenza del male in mezzo a loro. Che non vogliono sapere che quello spirito impuro ha preso dimora in uno di loro. E che con la sua sola presenza, sta a dire che quell'assemblea non è più una comunità di uomini liberi, ma malati. Perché non vogliono vedere il male che c'è in mezzo a loro. E che ha contagiato i loro cuori senza nemmeno che se ne rendessero conto.
Come può esserci uno “spirito impuro” in un “luogo santo”? Nessuno si era accorto che quell’uomo aveva qualcosa di strano, che era “indemoniato”? La prima forma di peccato sembra essere proprio l’indifferenza e la rassegnazione, forse anche il senso di impotenza davanti a quel male invisibile, ma letale. A ricordarci che non c’è nessun “luogo santo”, nessun luogo immune, nessuna istituzione impenetrabile al male. Solo Gesù è il “Santo di Dio”. Lui solo è Santo e lo sanno bene i demoni, che lo fuggono.
Gesù, guarendo l’uomo, gli provoca un dolore lacerante e deformante (straziandolo), ma che lo restituisce alla vita vera. Un anticipo di risurrezione. Il grido di quell’uomo richiama il celebre dipinto del pittore norvegese E. Munch, intitolato L’urlo (1893). Il genio di Munch trasformò in curve e colori l'inquietudine di un passaggio d'epoca. Oggi quel volto deformato dal dolore è diventato simbolo di ogni dolore umano. Di ogni donna e di ogni uomo feriti dalla vita.
Ma l'incontro con la Parola fatta carne che è Gesù, il Santo di Dio, l’Amore in persona, può davvero guarire ancora.
Anche oggi.
Anche te. Anche me. Anche noi.
Buona domenica!
don Stefano
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