Il tocco della Grazia

Raccontano le cronache dei quotidiani di questi giorni che le atlete e gli atleti che stanno disputando il Campionato Mondiale di Sci Alpino nella meravigliosa cornice delle Dolomiti stanno vivendo un disagio. Gareggiano, competono, vincono. Ma nessuno è lì in pista con loro. Nessuno li applaude. Nessuno li incita. Nessuno li abbraccia. Solo il freddo di febbraio. Certo, c'è l'app, ci sono le telecamere. C'è tutto. Ma anche no. La presenza fisica è un'altra cosa. 

Lo stiamo imparando bene in questo anno di "distanziamenti" e di astinenza forzata dagli abbracci a causa della Pandemia. Ci manca moltissimo il contatto fisico. Proprio come quel contatto fisico che Gesù non teme di avere con il lebbroso: Ne ebbe compassione, tese la mano, lo toccò e gli disse... 

Sappiamo che la lebbra comporta la perdita della sensibilità soprattutto a livello degli arti. Quel lebbroso non sentiva più né il calore, né il dolore, né il contatto. Quindi quel toccare di Gesù non è perché il lebbroso sentisse qualcosa. E quindi perché lo tocca? Per liberarlo dal prezzo più alto di quella malattia che era l'esclusione sociale, l'isolamento codificato con durezza nella Legge e marchiato con l'infamia dell'impurità rituale: Sarà impuro finché durerà in lui il male; è impuro, se ne starà solo, abiterà fuori dell’accampamento».

Gesù è libero da tutto questo e cerca di mandare un messaggio ai suoi avversari (va’, invece, a mostrarti al sacerdote e offri per la tua purificazione quello che Mosè ha prescritto, come testimonianza per loro). Vorrebbe che quella persona "purificata" lo fosse anzitutto nel cuore. Ed invece rimane "lebbroso", cioè insensibile. Forse perché è preso da se stesso e non rispettando la parola di Gesù se ne va in giro ad esibire quella guarigione.

Quello si allontanò: si allontanò da Gesù, perdendo l'occasione di essere davvero un testimone. Ed il prezzo dell'esclusione ricade su Gesù (non poteva più entrare pubblicamente in una città, ma rimaneva fuori, in luoghi deserti). L'episodio finisce qui, ma la storia continua. 

Perché la Grazia non può non essere ciò che è: puro dono.

Buona domenica!

don Stefano






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