Il coraggio e la paura
Anche se è la domenica della gioia (Laetare), c'è poco da rallegrarsi alla vigilia dell'ingresso in zona rossa. Sembra che l'orologio sia tornato indietro. Siamo ritornati alla casella iniziale, un po' come il giro dell'oca.
Non c'è che dire. Il rapporto con il tempo, pandemia a parte, dice sempre qualcosa di noi e del nostro rapporto con noi stessi, con gli altri e con Dio.
Abbiamo bisogno di tempo per "venire alla luce", per lasciare la comfort zone che è il cono d'ombra delle nostre ambiguità, dei nostri compromessi, di quel guazzabuglio di segreti e bugie che è il cuore umano.
Il cammino di Nicodemo non è altro che questo: un progressivo venire alla luce e un fare verità. Un camminare nella notte, tra il coraggio e l'audacia di incontrare Gesù e la paura di essere visto e scoperto dagli altri. Quante volte questa oscillazione corrisponde all'esperienza della vita.
Nicodemo ha bisogno che Gesù gli parli chiaro, che gli dica che davvero Dio non ha inviato il Figlio per condannare il mondo, ma per salvarlo. Solo che questa "salvezza" non può realizzarla da solo finché noi non facciamo la nostra parte, non ci decidiamo a scegliere la luce e la verità, abbandonando il regno della menzogna. E' questo il "giudizio". Ed sempre preferibile quello di Dio, che è misericordioso, longanime e fedele, rispetto al nostro giudizio (su noi stessi, sugli altri e su Dio), che spesso invece è tagliente e talvolta spietato. Senza scampo. Siamo opera sua, ricorda san Paolo. Ed è questo che ci consola e ci libera da ogni tristezza.
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