L'economia del dono
Buoi, pecore e colombe. Tre erano le taglie degli animali in vendita. Tre taglie per le diverse tasche dei pellegrini. Qualcosa da comprare per offrire in sacrificio a Dio si trovava, magari tirando sul prezzo. La casa di Dio, il luogo che custodiva la sua Presenza, il "Santo dei santi", era diventato un bazar. Mentre i profeti avevano annunciato la Legge scritta nei cuori (cf. Ger 31,31-34), le esigenze organizzative del culto avevano trasformato l'alleanza in un contratto: io ti do, tu mi dai. Do ut des. La presenza dei cambiamonete era la legalizzazione di quella perversione. Quella che era originariamente la casa del Padre per tutti, era diventato un mercato, dove anche lì, chi poteva di più, poteva farlo anche con Dio. Ecco perché Gesù reagisce senza mezze misure: non fate della casa del Padre mio un mercato!
Quel tipo di rapporto con Dio, incanalato nel binario morto di una compravendita, non ha più futuro. Il velo del tempio è già squarciato dal gesto profetico del rabbi venuto da Nazaret. Un gesto che non è contro i "Gentili", i pagani, quelli che stanno fuori, quelli che sono ufficialmente "lontani" da Dio, ma contro gli addetti ai lavori, quelli che prosperano sull’indotto religioso del tempio, con tanto di licenza di vendita.
Gesù propone un’altra economia per recuperare l’alleanza perduta: l’economia del dono. Il dono totale e definitivo del suo stesso corpo, offerta nell’ultima cena: questo è il mio corpo dato per voi.
La potenza di queste parole è viva anche per noi oggi. Grazie a Gesù sappiamo che Dio non si compra e non si vende, ma si offre per noi. Senza protezione. In un modo che è più che equo e solidale, perché trasforma persino la colpa in occasione di grazia (Felice colpa, che ci meritò un così grande redentore, recita il preconio pasquale) Si espone perché noi possiamo rischiare di donarci come Lui si dona a noi e di offrire noi stessi come lui si dona a noi, cioè senza nulla in cambio.
Occorre implorare con fiducia la grazia della purificazione del cuore, per essere anche noi interiormente ripuliti da tutti i tentativi - più o meno consapevoli - di mercanteggiare con Dio.
Buona domenica!
don Stefano
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