L'aria che tira
La cinematografia di genere catastrofico ci sta disabituando a riconoscere il multiforme linguaggio della natura. Il cielo sembra diventato improvvisamente ostile all'uomo nell'epoca dell'Antropocene.
Eppure il "vento che si abbatte impetuoso" sulla casa dove si trovavano gli Apostoli con Maria non è un tornado che distrugge e porta morte, ma un soffio vitale che toglie l'odore del chiuso, cambia l'aria stantìa, pulisce dalle tossine, depura il cuore dalla paura, riempie la casa con il fuoco dello Spirito. In breve: apre nuove possibilità (e cominciarono a parlare in altre lingue, nel modo in cui lo Spirito dava loro il potere di esprimersi).
La Pentecoste è la festa della Chiesa perché in essa non c'è un solo modo di credere, un solo modo di pensare e un solo modo di esprimersi. Al contrario, nella Chiesa i differenti punti di vista dovrebbero (condizionale d'obbligo) essere accolti come modi diversi in cui parla lo Spirito. La rigidità non dovrebbe essere perciò la sua caratteristica principale. Eppure, di fatto, è ciò che viene percepito dai più e questo dovrebbe far riflettere non poco.
Anche perché è proprio dello Spirito rendere flessibile ciò che è rigido (flecte quod est rígidum), riscaldare ciò che è freddo (fove quod est frígidum) e correggere ciò che è storto (rege quod est dévium). Camminare secondo lo Spirito, lungi da ogni "mortificazione" malsana è una scuola di desiderio, un fare spazio, dilatando il cuore per mantenerlo morbido, portando il frutto dello Spirito (al singolare) nella sua pluralità di manifestazioni. A partire dall'amore (in testa all'elenco paolino della lettera ai Galati). Una Chiesa molto "spirituale", ma rigida, fredda e senza amore, sempre pronta a proteggersi sotto vari ombrelli, non attira nessuno. A partire dai giovani. Le "cose future" sono già sotto i nostri occhi. Basta aprirli.
Che sia questo lo scossone dello Spirito che serve per una reale "conversione missionaria della Chiesa" (Evangelii gaudium 30)...?
Buona Pentecoste!
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